I fili montati su di un apposito mandrino (fig. 5) vengono introdotti con l’aiuto dell’amplificatore di brillanza per via percutanea.
La via di introduzione può essere :
- metaepifisaria,
- diafisaria.
La prima è utilizzata nella maggior parte delle localizzazioni.
I fili sono introdotti attraverso punti giacenti al di fuori della superficie articolare dove maggiore è la larghezza dell’epifisi secondo una linea congiungente che si avvicini il più possibile al centro dell’epifisi stessa.
L’estremità metaepifisaria di introduzione è quella di solito più vicina al focolaio di frattura e quella più anatomicamente favorevole.
La via di introduzione attraverso la corticale diafisaria da sola o in combinazione a quella metaepifisaria viene utilizzata nel caso di fratture dell’estremità prossimale dell’omero
Per favorirne l’introduzione si può sagomare la punta del filo in modo da ottenere una modica convessità che segua la curva della punta a sci.
I fili orientati verso la corticale più distante rispetto al punto d’accesso sono introdotti manualmente fino al superamento della linea di frattura poi, superata tale area, spinti mediante l’ausilio di un battitore nel canale midollare.
Il foro di entrata viene preparato imprimendo al filo, dopo averlo posizionato con lo spigolo tagliente rivolto verso la superficie ossea nel punto di ingresso, piccoli movimenti rotatori di 45° in senso orario ed antiorario.
Perforata la corticale esterna si fa eseguire al filo una rotazione di 180° e lo si sospinge sino a portare la parte sagomata a sci della punta a contatto della corticale interna controlaterale.
Bisogna porre attenzione affinchè la punta tagliente a sci vada a “scivolare” sulla corticale interna evitando false strade che possano fare impuntare il filo
o forare la corticale.
L’introduzione manuale del filo aiuta ad avvertire il grado di resistenza durante la progressione e la sensazione di procedere o meno nella giusta direzione.
A questo punto, facendo leva con il filo contro la corticale interna, se ne incurva ulteriormente la parte prossimale. Con l’aiuto di un battitore si fa superare abbondantemente con la punta il focolaio di frattura.
Si introducono gli altri fili ( 2 o 3 ) con la stessa metodica ( Fig. 6 ).
I fili introdotti vengono piegati una prima volta di circa 90° nel punto di fuoriuscita dalla superficie cutanea.
Viene effettuata una seconda piegatura di circa 100° ad una distanza dalla prima tale da permettere al multimorsetto, una volta montato a questo livello, di sovrastare il piano cutaneo di quel tanto sufficiente da permettere la nursing cutanea periodica dei tramiti cutanei dei fili.
I fili vengono posizionati nelle apposite scanalature, messi in tensione contrapposta e in questa posizione solidarizzati al multimorsetto singolarmente per mezzo dei bulloni ( Fig. 7 ).
Al controllo ampliscopico che mostri una sufficiente riduzione e stabilità della frattura, segue la medicazione dei punti di introduzione cutanei ed il controllo radiografico finale, quindi nessuna immobilizzazione rigida ma mobilizzazione attiva in prima giornata ( Figg. 8 - 9 - 10 - 11 ).
(Fig.6 Introduzione dei fili)
I fili, orientati verso la corticale più distante al punto d’ingresso, sono introdotti manualmente con piccoli movimenti rotatori. Perforata la corticale esterna si fa eseguire al filo una rotazione di 180° in modo che la sua punta a sci vada a scivolare sulla corticale interna. Si introducono gli altri fili con la stessa metodica e, messi in tensione, si bloccano al morsetto.
Fig. 7 Applicazione del multimorsetto.
Fig. 7 Applicazione del multimorsetto. I fili introdotti vengono piegati una prima volta di circa 90° nel punto di fuoriuscita dalla superficie cutanea. Viene effettuata una seconda piegatura di circa 100°. Ciascun filo viene posizionato in una scanalatura e, messo in tensione contrapposta agli altri, solidarizzato al multimorsetto per mezzo di un bullone.
FIG.8
FIG.9
FIG. 10
FIG. 11